(Liberamente ispirato dallo stile di dei miei scrittori preferiti, Stefano Benni, e da alcuni aneddoti riferiti ad alcuni “prenditori” italiani che ho avuto modo di collezionare nel mio lungo percorso lavorativo)
Il signor M è un imprenditore italiano di successo, ha fondato la sua fiorente azienda partendo da zero e non è mica un fighetto come questi giovinastri delle startup; lui ha fondato la sua azienda quando l’informatica era agli albori, quando i bit avevano solo gli zeri e non esistevano ancora gli uni.
Il signor M adora stimare il tempo necessario per completare un progetto, adora così tanto questa attività tanto da farla fare a tutti i suoi dipendenti, anche a quelli assunti da mezz’ora o che non sanno niente del progetto in questione.
Alla fine, raccoglie tutte le stime, seleziona quella con il numero di giorni/uomo più basso, divide il totale per 5 e lo utilizza per fare l’offerta al cliente.
Poi naturalmente si lamenta per settimane del fatto che le stime vengono sempre sforate, la produttività è bassa e che l’azienda non è competitiva.
Il signor M detesta la formazione del personale, la considera un malanno al pari della forfora o dei radicali liberi.
Periodicamente è costretto da qualche malandrino ispettore della qualità a fare un piccolo corso di formazione interna, non più di due volte l’anno altrimenti ci prendono l’abitudine.
In queste rare occasioni il signor M pianifica una sessione di formazione di 45 minuti (scarsi) in cui un malcapitato dipendente deve spiegare agli attoniti colleghi un argomento vastissimo che richiederebbe due dottorati di ricerca per essere affrontato.
A volte quando si lamenta della scarsa produttività, individua la causa principale nel tempo perso a fare formazione oppure si chiede perché i suoi dipendenti non passino gran parte del loro (eccessivo) tempo libero ad aggiornarsi scaricandolo da questa fastidiosa incombenza.
Il signor M odia organizzare il lavoro, pianificare le attività, stabilire delle priorità ed in generale, tutto quanto richieda da lui una seppur minima attività lavorativa.
Il sogno del signor M è quello di un ufficio in cui tutti lavorino alacremente, i clienti siano sempre felici e beati ed il fatturato venga generato magicamente senza che venga mai tirata in ballo la parolina che il signor M odia più di tutto il resto: "DECISIONE".
Il signor M esce dal suo stato di quiete abituale solo quando un molesto e fastidioso cliente lo chiama in causa per un problema o perché qualcosa non va per il verso giusto.
In questo caso il signor M diventa una furia, inizia ad urlare contro chiunque gli capiti a tiro lamentandosi del fatto che i suoi sottoposti sono inetti, non riescono a risolvere niente da soli, deve seguirli lui in tutto e per tutto come scolaretti della scuola materna.
Una volta che l’emergenza si è risolta grazie alla buona volontà di uno dei suoi impiegati, malgrado il suo intervento, il signor M ritorna bofonchiando nel suo personale bozzolo nel suo mega ufficio a guardare la sua sit-com preferita.
Il signor M preferisce occuparsi da solo della selezione del personale e dei colloqui tecnici, non ama affidarsi ai supponenti e costosi signori delle agenzie per la ricerca di lavoratori.
Si ritiene molto astuto e solitamente la sua strategia consiste nell’offrire uno stipendio inferiore a quello attuale al candidato, sperando che il poveretto stia scappando a sua volta da un altro signor M.
Il signor M odia occuparsi dei suoi dipendenti, dopo aver faticato così tanto per assumerli pensa che finalmente il suo duro lavoro sia finito e che le persone rimangano per sempre in uno stato di semi-ibernazione con lo stesso livello e con lo stesso stipendio di quando sono stati assunti fino al loro naturale decesso (preferibilmente da effettuarsi nel weekend e previo passaggio di consegne).
Quando alcuni impertinenti provano ad avanzare richieste di aumento di stipendio, flessibilità di orario o altre stravaganti amenità, M li guarda con un misto di sussiego e disgusto e gli propina la sua solita litania sul fatto che non siamo competitivi, la crisi, le cavallette, la guerra del Golfo, il rapimento Moro ecc. ecc., tutto questo mentre sta scegliendo gli accessori per la sua nuova Mercedes aziendale la quale viene cambiata con cadenza semestrale con un nuovo modello sempre più imponente e cromato.
Il signor M solitamente assume i suoi dipendenti inquadrandoli al minimo livello esistente del più scalcinato contratto di lavoro (es. il centodiciannovesimo livello degli scrostatori di gomme sotto le sedie) e poi rimane attonito quando questi si licenziano e se ne vanno senza fare un giorno di preavviso; dopotutto un tre o quattro mesi di passaggio di consegne dovrebbero essere il minimo per insegnare ad un nuovo collega a scrostare le gomme con perizia.
Il signor M disprezza particolarmente i dipendenti part-time, li odia addirittura di più di “quelli che fanno le stime alte” oppure di quelli più intelligenti di lui.
Vede i part-time come fumo negli occhi perché il fatto che non siano a sua completa disposizione quando scatena una delle sue “emergenze importantissime non uscite di qua fino a che non avete risolto” lo fa impazzire.
Allora il signor M inizia a tempestare di chiamate il numero di telefono (privato) del diabolico part-time e quando gli risponde il segnale orario di Tokyo si incazza come una bestia e sfoga la sua rabbia sui malcapitati dipendenti full-time che gli capitano sotto tiro.
Il signor M pensa di essere molto simpatico, fa spesso battute inopportune e sessiste e prende in giro i suoi collaboratori; lo fa per mantenere alto il morale della truppa, ama ripetere continuamente.
Essendo permaloso come una scimmia, non ammette repliche alle sue frecciatine ma pretende almeno una risatina imbarazzata da parte del destinatario.
Il signor M, una volta all’anno, si dimostra magnanimo con i suoi dipendenti e li invita tutti in un bel ristorante per una cena ricca e sontuosa (salvo poi rimproverarli per il resto dell’anno perché hanno ordinato pietanze troppo costose).
Regali, ceste o strenne natalizie sono privilegi riservati ai clienti; il signor M non li dona ai suoi collaboratori per preservare loro la salute e tenere basso il colesterolo.
Il signor M non va mai in ferie, lui rimane sempre a lavoro, "sempre sul pezzo", come ama spesso ripetere ai clienti.
In realtà sparisce senza dire niente a nessuno molte settimane all’anno e si arrabbia come una bestia se qualcuno prova a telefonargli.
Se i poveri dipendenti non riescono a gestire qualche situazione spinosa che richiede la presenza del signor M durante una di queste misteriose assenze, i malcapitati vengono ricoperti di ingiurie per aver osato disturbare il "riposo del guerriero".
Il signor M ascolta i consigli di tutti (del parrucchiere, del barista e persino del gommista) tranne quelli che gli danno i suoi sottoposti.
Anzi, più i dipendenti sono esperti e più i consigli sono pertinenti, più il signor M li ignora atteggiandosi come le tre proverbiali scimmiette.
"Pensate che proprio oggi dal gommista parlavano di una fantastica nuova tecnologia per lo sviluppo di applicazioni web e quei tonti dei suoi impiegati non ne avevano mai sentito parlare."
Di tanto in tanto il signor M, senza avvertire nessuno, sparisce misteriosamente per giorni e giorni, impegnato in qualche segretissima attività importantissima.
In questi casi l’azienda funziona come un orologio svizzero, tutti fanno il proprio lavoro, i dipendenti sono soddisfatti, contenti e ben organizzati ed i clienti sono felici come topi nel formaggio.
Poi all’improvviso, il signor M una mattina si manifesta nuovamente in ufficio convocando tutti e chiedendo di realizzare con la massima urgenza una cosa importantissima e nuovissima come gli “ologrammi di gommapiuma” oppure altre amenità simili.
Può succedere anche che il signor M, al suo ritorno, metta tutti a lavorare sulla gara indetta dal comune di Gonzo sul Mincio (MB) per realizzare un software per contare i buchi del gruviera di tutta la Valtellina.
Misericordiosamente, queste sue imprese falliscono miseramente e finiscono presto nel dimenticatoio in modo che i dipendenti possano tornare a dedicarsi alle attività di sempre, almeno fino al prossimo “viaggio di lavoro” del signor M.
Il signor M detesta spendere soldi per cose inutili come le licenze per il software utilizzato in azienda, libri, eventi formativi ed altre amenità superflue come il riscaldamento nei bagni.
E’ fermamente convinto che le richieste dei suoi dipendenti per sostituire il vetusto computer Pentium III oppure avere un monitor di dimensione maggiore di 9 pollici facciano parte di un complotto pluto-giudaico-massonico nei suoi confronti.
Dopotutto il suddetto computer funziona ancora benissimo, basta ottimizzarlo e ripulirlo e può andare avanti ancora dei begli anni (il signor M si vanta anche di essere un bravo sistemista oltre che programmatore, analista, architetto, ballerino, chirurgo, elettrauto, avvocato ecc.).
Il signor M detesta i cambiamenti, le nuove tecnologie, il progresso e la modernità in generale.
Per lui l’informatica è nata negli anni in cui ha fondato la sua azienda e da allora non è più cambiata, cristallizzata eternamente in un gestionale scritto in Visual Basic con tutti i suoi dati su di un bel tabellone Excel 95 memorizzato in una cartella condivisa di un server Windows NT ospitato nel ripostiglio delle scope.
[Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è voluto e se qualcuno si sentisse offeso da questo mio piccolo brano, è forse il caso che si faccia un esame di coscienza; in ogni caso, ricordate sempre che di satira si tratta.]
David Bandinelli